PAPA CELESTINO V a PAPA FRANCESCO IN VISITA NEL MOLISE.

Santo Padre, la visita che farai nel Molise il prossimo 5 luglio mi riempie di gioia.

Dopo Giovanni Paolo II, la mia terra di origine, all’epoca denominata Comitatus Molisii nel regno angioino di Napoli, avrà l’onore di ospitarti, purtroppo in un periodo che vede i miei corregionali coinvolti in una grave crisi occupazionale ed economica.

La data programmata per la visita coincide con i 720 anni dalla mia elezione al papato: Perugia, 5 luglio dell’anno 1294, dopo un lungo conclave iniziato la domenica del 18 ottobre dell’anno 1293.

L’elezione, ponendo fine al mio II periodo (62 anni) di eremitaggio iniziato nell’anno 1232 sul monte Morrone, dopo il  primo periodo di tre anni (1229-1232) tra Castel di Sangro e Palena (monte Porrara), mi proclamò sì successore di Pietro, ma fu causa anche della mia rinuncia a cui seguì la triste e sofferta esperienza di confinato, di fuggiasco e di prigioniero. 

Sei nato in Argentina da genitori italiani e probabilmente ti è sconosciuto il mio luogo di nascita che, per la verità, è < volutamente > ignorato dalla nostra Chiesa.

Venni alla luce nel castrum sancto angelo, oggi Sant’Angelo Limosano (CB), il 29 giugno ed in base a quanto hanno tramandato le biografie più antiche, correva l’anno 1209.

La nostra Chiesa non vuole riconoscere la località della mia origine: si ostina a mantenere viva una secolare polemica e di recente l’ha incrementata, identificandola con una località lontana dal Comitatus Molisii, in Terra/ae Laboris, provincia di Caserta.

Non vorrei, come  accadde al nostro santo predecessore, papa Giovanni Paolo II, in visita nel Molise nell’anno 1995, che un tuo collaboratore ti suggerisse la mia nascita nella città di Isernia o, come di recente hanno modificato, in terra di Isernia.

Il santo papa, tuo predecessore, nell’omelia della santa messa celebrata nell’odierna basilica minore di Castelpetroso, disse: Trovandomi poi vicino alla patria del mio venerato predecessore Celestino V …. , invio un caro saluto alla Comunità diocesana di Isernia ed al suo pastore, Mons. Andrea Gemma; la citazione indicava la città di Isernia.

Le prime dichiarazioni rilasciate dagli uomini politici alla notizia della tua prossima presenza nel Molise fanno prevedere che, ancora una volta, la tua visita sarà strumentalizzata.

E’ stato reso pubblico il testo della lettera che ti ha inviato il sindaco di Isernia: Le scrivo col cuore colmo di letizia per l’annuncio della Sua visita a Isernia, il prossimo 5 luglio. Sarà un evento storico per la città che, dai tempi di Celestino V, non ha più potuto gioire nell’accogliere il successore di Pietro. Fin dal momento in cui la Sala Stampa Vaticana ha ufficializzato la notizia, i miei concittadini hanno aperto il proprio animo alla felicità e alla preghiera, nella trepidante attesa d’una Sua benedizione. Isernia si sente onorata di poterLa ospitare, anche se solo per poche ore, e lo farà con quel profondo spirito di fraternità e di umiltà che condusse al soglio pontificio Pietro Angelerio, il nostro figlio più santo.

Il testo mi ha fatto tornare alla mente ciò che scrisse un altro isernino, G. D’Uva, presidente della regione Molise, in un manifesto per la visita di papa Giovanni Paolo II alla città di Termoli nell’anno 1983: …. . Né sembri indulgere a retorica se si afferma che si tratta di un evento eccezionale, storico per la nostra regione, ove il Vicario di Cristo, dopo parecchi secoli, ritorna sulle orme di alcuni Suoi predecessori e soprattutto San Celestino, molisano, figlio autentico del popolo isernino.

Caro papa Francesco, ti elenco le < false > testimonianze che sono state esibite nel corso dei secoli per sostenere la mia nascita nella città di Isernia:

1). L’esistenza della mia casa natale nella città di Isernia. 2). L’esistenza di un mio fondo paterno nella città di Isernia. 3). La presenza di san Francesco di Assisi in Isernia. 4). Una lettera del vescovo Giacomo. 5). Una bolla di papa Gregorio IX. 6). Una pergamena del vescovo Matteo. 7). Una pergamena del vescovo Dario. 8). Una pergamena del vescovo Roberto. 9). Il mio viaggio da L’Aquila a Napoli nell’anno 1294. 10). Un mio dono di due o una croce alla cattedrale della città di Isernia in occasione del citato viaggio da L’Aquila a Napoli nell’anno 1294.

E’ sconcertante dovere imputare ad autorevoli uomini di Chiesa: frati, preti, abati, vicari, vescovi e cardinali l’errata localizzazione ed identificazione del mio luogo di nascita, fondate su una superficiale interpretazione delle fonti antiche e su prove false.

Quando è stato scoperto il loro bluff, hanno cercato di rimediare, ma il rimedio ha creato una maggiore confusione.

Nell’Annuario Pontificio, fino all’edizione dell’anno 1997, è scritto: S. Celestino V, n. a Isernia, Pietro del Murrone; mentre nelle edizioni successivi si legge: S. Celestino V, del Molise, Pietro del Murrone.

La nostra Chiesa continua a negare la mia origine in Sant’Angelo Limosano, preferendo ricordare in modo generico Molise, il nome della regione; di recente, i soliti ipocriti, purtroppo uomini di Chiesa, hanno voluto creare una maggiore confusione: non mi fanno nascere nella città di Isernia, ma in terra di Isernia.

Monoculi in terra caecorum: l’arcivescovo Bregantini, titolare della diocesi di Campobasso-Bojano, in occasione della visita pastorale (2008) alla chiesetta di Santa Maria in Faifoli, unica testimonianza dell’antico monastero, disse: In questo monastero benedettino . ……, il giovane novizio Pietro di Morrone (futuro Celestino V), impara le materie filosofiche e letterarie. Siamo intorno al … e lui proviene da un paesello posto sull’altra vallata, Sant’Angelo Limosano.

La celebrazione dell’ VIII centenario della mia nascita era l’occasione per ricordare alle nuove generazioni la mia vita terrena e spirituale, permettendo anche di porre fine alla secolare ignoranza sul mio luogo di nascita.

L’argomento fu valutato privo di interesse, ma fatta eccezione per l’arcivescovo Bregantini, altri prelati rinfocolarono la polemica.

Un esempio tra i tanti: la presenza delle mie spoglie nella cattedrale di Isernia offrì l’occasione per esporre due croci che i sostenitori pro-Isernia (si distinse il vicario Claudio Palumbo) ritengono un dono che avrei fatto nell’anno 1294, ospite nella città di Isernia.

Non ho fatto alcuna donazione e le contraddizioni sorte sulla esistenza delle due croci testimoniano la malafede di quanti sostengono la mia nascita in quella città.

L’arciprete Ciarlanti scrisse (1640-1644) che avrei mandato due croci; scrivere “mandato” significa che non ero presente in quella città nell’anno 1294.

Mons. Gemma, oggi vescovo emerito di Isernia-Venafro, ricordò (1998) che nell’anno 1294 donai una croce argentea; ma nella Mostra dei cimeli e documenti(1954) che documentavano la mia vita terrena, fu esposta: una Croce di Nobilissima ispirazione dell’alta oreficeria fiorentina. Seconda metà del sec. XIV. Proprietà del capitolo Cattedrale di Isernia.

E’ chiaro: la croce era stata stimata della seconda metà del sec. XIV, ergo non poteva esistere nell’anno 1294 (XIII sec.); pertanto, il 14 e 15 ottobre dell’anno 1294 non ero nella città di Isernia!

Tutti, uomini di Chiesa e studiosi, ignorano o vogliono ignorare quanto scritto in tempi diversi da Stefano di Lecce (1471-1476), celestiniano, professore di sacra teologia, e Lelio Marini (1630), abate della Congregazione de i Monaci Celestini dell’Ordine di San Benedetto.

Il primo scrisse: “Pietro di Castel Sant’Angelo, contado di Molise, vicino al castello di Limosano; ricordando il monastero dove fui novizio: “si chiama Santa Maria del Molise (corr.ne di Faifoli) , vicino al castello di Limosano e al territorio di Sant’Angelo, di dove lui stesso era originario.

Il secondo, descrivendo il viaggio dal mio paese di origine a Castel di Sangro: Mà, doppò aver fatta una giornata … , & il secondo giorno a hora nona (ore 15) arrivo ad un luogo chiamato Castel di Sangro. …. È lontano da Esernia quindeci miglia, che è strada di mezo un giorno. E di qua si può congetturare, che cosa si possa credere della patria e Monastero di questo nostro Santo.

Caro papa Francesco, è chiaro che il mio luogo di nascita non può che essere l’odierno Sant’Angelo Limosano: dista da Castel di Sangro una giornata di cammino a piedi + un secondo giorno fino al pomeriggio delle 15; al contrario, la città di Isernia dista 15 miglia che si percorrono a piedi in mezza giornata.

La confusione è peggiorata quando alla presenza di cardinali e vescovi, sempre la nostra Chiesa, con la peregrinatio delle mie spoglie da L’Aquila a Sant’Angelo di Rupe Canina, ha avallato la mia nascita in questa località in provincia di Caserta, già Terra/ae Laboris del regno angioino di Napoli.

Dopo 805 anni dalla nascita, sono ancora un cittadino senza patria; tu puoi vantare di essere nato a Buenos Aires, a me negano il luogo di origine.

Ti auguro un buon viaggio e benedici gli abitanti della mia terra.

Pietro di Angelerio, già papa Celestino V.

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