SONO IL “BUE SACRO”, GUIDA DEI GIOVANI “SAFINI/SABINI/SABELLI/SANNITI/PENTRI”.

Salve, nativi della città di Bojano e native, visto quanto oggi presso di voi è di moda distinguere i sessi.

Sono il BUE sacro scelto per guidare i giovani Safini/Sabini/Sabelli/Sanniti, verso il territorio e la pianura posta a settentrione della catena montuosa, oggi chiamata Massiccio del Matese.

 

 

I resti fossilizzati del mio cranio, furono scoperti diversi anni fa da Michele Mainelli, in località Schieti-S. Mariella, poco lontano da Monte La Costa, giacciono ben conservati ed esposti nel Museo Paleontologico in San Polo Matese. (vedi figura dei resti foto concesse da Wanda Malatesta).

 

 La specie da cui discendo è stata classificata Bos primigenius (bue primigenio) e per un gioco del destino, come voi siete soliti dire, il primo a fare una distinzione tra il bos taurus primigenius ed il bison priscus fu Bojanus Ludwing Heinrich, avete notato, il suo cognome: Bojanus.

Illustra di lui il sito: link-springer-com.translat: De uro nostrato ejusque sceleto commentatio di Ludwig Heinrich Bojanus, Bovis primigenii sceleto aucta nella collezione della Biblioteca di Paleontologia del Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi, Francia, pubblicata nel 1825, è presentata come un argomento che la data di descrizione dell’uro Bos primigenius (Bojanus, 1827) e del bisonte della steppa Bison priscus (Bojanus, 1827) dovrebbe essere corretta. Il nome di Bojanus dovrebbe essere seguito dalla data 1825, non 1827, quando si citano quelle specie: Bos primigenius (Bojanus, 1825) e Bison priscus (Bojanus, 1825).

Il De uro nostrato ejusque sceleto commentatio , Bovis primigenii sceleto aucta di Ludwig Heinrich Bojanus (1776–1827) è una delle pubblicazioni più importanti dedicate ai bisonti e all’uro europei e una delle opere più importanti del XIX secolo sull’anatomia comparata. È anche una delle ultime pubblicazioni di questo studioso, che si trasferì da Vilnius a Darmstadt nel 1824 con una malattia terminale (Fedorowicz 1958). I suoi ultimi anni e il contenuto del suo ultimo testamento sono stati oggetto di una pubblicazione separata (Daszkiewicz e Edel 2014).

Reso un dovuto omaggio a Bojanus Ludwig Heinrich, medico naturalista, brevemente vi illustro il compito assegnatomi dal destino mentre pascolavo tranquillamente nei pressi del lago di Cotilia in territorio dei Safini/Sabini/Sabelli/Sanniti. (vedi figura).

Ero stato generato nella pianura protetta dal monte Velino, dal monte Giano e dal monte Nuria, ed in giovanissima età con i miei genitori, stagionalmente ero abituato a migrare lungo il percorso dei tratturi verso le pianure della terra da voi oggi chiamata Puglia.

Spesso ascoltavo i conduttori della mandria discutere animatamente e sempre con grande meraviglia, soprattutto quando, percorrendo il tratturo oggi chiamato Pescasseroli-Candela, attraversavamo, da ovest verso est, la pianura posta ai piedi di una lunga catena montuosa parallela al tracciato tratturale: notavano come quel territorio non fosse diverso dal nostro luogo natio ed essendo poco popolato, era ideale per essere occupato stabilmente dalla nostra gente .

La nostra transumanza iniziava dal territorio sabino e si dirigeva ad est, verso l’attuale passo di Antrodoco e, ricordo, arrivati nella attuale città di L’Aquila, seguivamo il tratturo più lungo da L’Aquila a Foggia, di circa 244 km., da voi chiamato Tratturo Magno o Regio. (vedi figura 1^ e 2^).                                                                                                                                                         Non lontano dall’odierna Celano, utilizzavamo un tratto del tratturo Celano-Foggia e prima di giungere nell’odierna Castel di Sangro, proseguivamo e pascolavamo lungo il tratturo Pescasseroli-Candela. (vedi 3^figura).

I nostri pastori/conduttori conoscevano benissimo il percorso da seguire, d’altronde lo avevano imparato da noi animali, utilizzato fin dalla nostra comparsa sulla Terra.                                  La nostra conoscenza fu utile in occasione di una tremenda carestia abbattutasi sul mio territorio, causata da una eccessiva crescita demografica.

Il vasto territorio dove ero nato, conosciuto all’epoca con il nome *Safnio, (i conquistatori Romani lo avrebbero poi chiamato Samnium/Sannio), non era più in grado di produrre a sufficienza quanto era necessario alla sopravvivenza degli uomini e di noi animali; perciò, i più giovani di ambo i sessi, ma in età adulta (15-16 anni) divisi in 14 gruppi, guidati da un condottiero e da un animale guida (o simbolo totemico), dovettero abbandonare per sempre la terra natia per dare origine a 14 nuove tribù nei territori già precedentemente selezionati e scelti da ciascun gruppo, grazie proprio ai nostri periodici passaggi in occasione della transumanza.

Conoscendo benissimo il percorso da noi utilizzato stagionalmente per raggiungere i pascoli della pianura pugliese, fui scelto da Comio Castronio, questo il nome del condottiero, per essere la loro guida (o una mia effige fu riprodotta su di una insegna). (vedi figura).

La nostra meta era conosciuta: una vasta pianura posta a settentrione di una catena montuosa, in seguito chiamata Massiccio del Matese, ricca di altopiani, di colline, di boschi; ricca di sorgenti di acqua e con la presenza anche di un lago; ciò aveva incoraggiati i giovani nella scelta della nuova sede: quanto abbandonato, sarebbe stato ritrovato nel nuovo territorio. (vedi figura).

Tutto era stato già in precedenza scelto con cura.

Giunti sul posto, la nuova tribù dei giovani Safini/Sabini/Sabelli/Sanniti, a differenza dei loro consanguinei che avevano scelto il loro nome, derivandolo da quello del loro condottiero, vedi i Sanniti/Peligni, che lo acquisirono, probabilmente, da Pelino loro condottiero; mentre gli altri preferirono farlo derivare dal loro animale guida: i Sanniti/Picenipicchioi Sanniti/Aequicavallo; i Sanniti/Praetutii lo fecero derivare da un insediamento Praetut; da un dio o da una dea tutelare, solitamente Mamerte, chiamato poi dai Romani Marte, lo scelsero i Sanniti/Marrucini ed i Sanniti/Marsi; mentre  i Sanniti/Vestini scelsero la dea Vesta; i Sanniti/Frentani preferirono il nome di un fiume o di un insediamento già esistente; i Sanniti/Carecini,  furono così chiamati per aver scelto di abitare in un territorio particolarmente roccioso; i Sanniti/Irpini e, forse i Sanniti/Lucani, derivarono il nome dal lupo; i Sanniti/Caudini, dal nome dell’insediamento Caudio. (vedi figura).

I giovani da me guidati nella pianura e nel territorio posto a settentrione del massiccio montuoso, oggi Massiccio del Matese, preferirono derivare il loro nome PENTRI dalla radice celtica -pen, sommità, caratteristica propria dei loro insediamenti sulla cima delle colline e delle montagne, scelte per avere una maggiore possibilità di controllo e di difesa del territorio; per comunicare rapidissimamente tra loro, utilizzando i raggi riflessi del sole ed i segnali con il fumo di giorno e di notte con il fuoco. (vedi figura).

I centri fortificati (scoperti) dei Sanniti/Pentri. I santuari (scoperti).

Preferirono dare il nome della mia razza, BUE SACRO, al loro primo insediamento posto sulla sommità della collina, la loro metropoli, la città madre e capitale: BOVA-.

Non solo, il nome da scegliere doveva ricordare la localizzazione della Sabina, la regione che fummo costretti ad abbandonare, localizzata ad ovest, mentre la regione del loro arrivo era posta ad est; pertanto fu scelto il dio JANO o IANO, dai 2 volti, guardava ad ovest, il loro passato e guardava ad est, al loro futuro.

Il nome del dio, JANO o IANO, fu stimato di buon auspicio per i giovani PENTRI, tanto da adottarlo come secondo componente, per il nome dello loro metropoli, città madre e capitale.

Il nome della loro metropoli, la città madre e capitale, fu BOVAJANOM.

Non solo, il dio JANO o IANO era il protettore dei limita, dei termini dei confini; perciò,  fu invocato per la scelta e per la protezione dei termini di confine tra i territori dei Sanniti/Pentri e dei loro consanguinei Peligni, Carecini, Frentani, Irpini e Caudini. (vedi figura) 

Per tale motivo, fu scelta la sommità di una montagna, oggi chiamata monte Crocella; dominava sì la vasta pianura, oggi valutata essere 100 kmq., ma, soprattutto, dalla sua sommità, dove successivamente fu costruita una fortificazione in rozza opera poligonale con una superfice pari ai vostri 900 mq., si potevano osservare e selezionare le cime delle montagne, quali termini dei loro confini scelti in base a determinate caratteristiche (vedi figura).

La circonfernza dimostra la localizzazione di monte Crocella e di Bovaianom/Bojano EQUIDISTANTE, da: 1.  Aufidena/Aufidena; 2. Aufidena/Castel di Sangro; Beneventum capitale degli Irpini; Caudium/Montesanchio capitale dei Caudini; Capua capitale dei Campani; Teano capitale dei Sidicini.

Considerando l’importanza acquisita da quel monte, l’attuale monte Crocella, nel medioevo chiamata colle Pagano, 2 Storici: Diodoro Siculo (90 – 27 a. C.) e Festo Sesto Pompeo (II – III sec. d. c.) lo ricordarono con descrizioni diverse.

Diodoro Siculo, scrisse: I vinti (i Sanniti, n. r. d.) allora occuparono un colle chiamato Sacro;        e Festo: Samnitibus nomen inditum propter genus hastae quas saunia appellant, quibus uti solebat. Alii dicunt ex Sabinis vero sacro natos circiter hominum septe milia duce Comio Castronio, profectus occupasse collem cui nome erat Samnio, ideque traxisse vocabulum; fu molto disattento: che i Sanniti fossero stati così chiamati per il tipo di lancia chiamata saunia può essere accettato, ma con riserva; la sua distrazione era di avere stimato che avessero acquisito il loro nome da un colle cui nomen erat Samnium.

I 7.000 giovani erano già Safini/Sabini/Sabelli/Sanniti, e furono loro a dare il nome Samnium al collem, con lo scopo di ricordare a loro stessi ed ai posteri il nome della nazione della loro origine: *Safnio.

Anch’io era nativo del *Safnio/Samnium/Sannio e, dopo avere collaborato all’origine di un nuovo popolo, i Sanniti/PENTRI; dopo avere dato il nome della mia razza alla prima parte del nome della loro metropoli, la città madre e capitale, BOVAJANOM vissi con tranquillità e rispetto tra i pascoli siti a sud del colle detto Sacro o collem cui erat Sannio.

Fui testimone entusiasta di quanto seppero realizzare nel territorio assegnato loro dal destino: costruirono gli insediamenti fortificati sulle sommità delle colline e delle montagne; svilupparono la forestazione, l’allevamento del bestiame, l’agricoltura nella vasta ed irrigata pianura e la coltura della vite e dell’olivo in due vaste aree che, più delle altre, erano esposte durante la giornata ai caldi raggi del sole (micro clima). (vedi figura).

Nelle stesse aree furono aperte cave di argilla e costruite fornaci per la sua lavorazione, come in seguito sarà testimoniato dai numerosi “tegoloni” utilizzati per la copertura degli edifici pubblici e religiosi. (vedi figura).

Incrementarono gli scambi commerciali sia con le popolazioni consanguinee, sia con le altre di origine diversa, soprattutto greche ed etrusche, grazie alla presenza dei numerosi tratturi; ma nel futuro avrebbero avuto anche rapporti commerciali al di là del mare Adriatico.

La Regina, infatti ricorda un personaggio sannita/pentro: Minaz Staiis Minateis/Min. Staius Min. f. è ricordato nei due inventari più antichi, tra i doni conservati nel tempio di Apollo a Delo, è elencata una corona d’oro. Gli inventari più recenti, a partire dal 166, registrano una corona d’argento tra gli oggetti del tempio di Artemide provenienti da Serapo. Sono dunque due le corone donate dallo stesso personaggio. (vedi figura).

Tornando  a descrivere lo sviluppo del loro nuovo insediamento, dove il terreno era più scosceso, lo resero pianeggiate con la costruzione di terrazzamenti per facilitare la coltura, con lo scopo di costruirvi le loro dimore, ma, soprattutto, anche scopo difensivo, per ostacolare una possibile aggressione.

Una particolare cura riservarono alla fondazione della loro metropoli, la città madre e capitale del popolo dei Sanniti/Pentri: Bovaianom/Bojano.                                                         

Fu scelta la sommità della collina, oggi Civita Superiore di Bojano e nel medioevo Rocca Boiano, sita all’altezza variabile dai mt. 684 dell’attuale torre d’angolo delle mura di cinta del castrum, poste a sud, ai 714 mt. della torre d’angolo posta ad est, raggiungendo i circa mt. 732 a sud ovest, alla base dello < sperone roccioso >.                                                                         

Una zona pianeggiante, oggi denominata in dialetto Campeduoglie (circa 10. 000 mq.), separava il castrum (circa 34. 000 mq.) dalla base della collina dove fu edificato il castello medievale (circa 3. 500 mq.), posto ad una quota variabile da circa mt. 750 (ad est) a circa mt. 760 (ad ovest). (vedi figura).

La sommità della collina sede di BOVAIANOM. (planimetria medievale).

Dalla sommità della collina, con una serie di terrazzamenti in rozza opera poligonale, Bovaianom fu estesa lungo le pendici della collina per terminate sul lato destro del percorso del tratturo Pescasseroli-Candela. (vedi figure).

La loro metropoli, città madre e capitale, sarebbe stata descritta da Appiano (II sec. d. C.) in occasione della Guerra Sociale (91- 88 a. C.), quando, essendo la 2^ capitale della Lega Italica, fu assediata e distrutta dalle sua fondamenta da Silla nell’estate dell’anno 89 a. C..

Era la città molto bella, e guardata da tre fortezze. Onde Silla mandò alcuni soldati innanzi: e comandò che si studiassero di impadronirsi d’una delle tre rocche, e poi facessero il cenno del fuoco. Veggendo Silla il fumo assaltò i nemici, e combattendo per lo spazio di tre ore continue, prese la città. (vedi figura).

I giovani migranti aveva dato origine ad una delle popolazioni, i Sanniti/Pentri, tra le più potenti ed importanti del vasto territorio centro meridionale della penisola italica, tant’è che la loro metropoli, la città madre e capitale, venne ricordata, tra le tante esistenti alla sua epoca. 

Cicerone, ricordò la nobiltà e la ricchezza di alcuni suoi abitanti: vedete onorati cavalieri romani di Teanum in Puglia e di Luceria che sostengono questa testimonianza; da Bovianum e da tutto il Sannio sono state inviate onorevoli testimonianze, accompagnate, inoltre, da uomini illustri e di alta nascita; successivamente, Livio, scrisse  Caput hoc erat Pentrorum Samnitium longe ditissimum atque opulentissimum armis virisque” (era questo il capoluogo di tutti i Sanniti Pentri, di gran lunga il più ricco e opulento d’armi e di uomini). 

La mia avventura iniziata nei pascoli della Sabina, nei pressi del lago di Cotilia, dopo avere percorso per tanti anni i tratturi verso la fertile pianura della Puglia, popolata nel corso dei secoli dai Dauni, di origine greca; dopo avere assolto l’importante missione di guidare i giovani migranti nel territorio scelto, ebbe fine.                                                                         

Dopo la cerimonia di essere sacrificato al dio Mamerte, con tutti gli onori,  fui sepolto non lontano, ma nelle vicinanze del tratturo Pescasseroli-Candela, nei pressi del monte oggi chiamato La Costa, luoghi testimoni della mia vita quando, giovane vitellino, seguivo la mandria nella nostra periodica transumana.

Dopo millenni, sono stato scoperto dal paleontologo Michele Mainelli ed ora, quel che restab di me, potete ammirarli presso il Museo Paleontologico in San Polo Matese.

Bos primigenius (Bojan).

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